Che cos’è
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica e autoimmune, che provoca dolore, gonfiore e rigidità alle articolazioni, compromettendone di conseguenza le funzioni.
Può colpire qualsiasi tipo di articolazione ma, più frequentemente, sono interessate quelle delle dita delle mani, dei polsi, dei piedi, delle ginocchia e delle caviglie; più raramente, invece, sono coinvolte spalle, gomiti e colonna vertebrale (rachide e annessi).
L’infiammazione può svilupparsi anche in organi interni, come, ad esempio, reni, cuore, polmoni, occhi, sistema nervoso e vasi sanguigni.
Chi colpisce
L’AR può manifestarsi a qualsiasi età, ma colpisce principalmente gli adulti e le persone anziane.
Inoltre, nella maggior parte dei casi, la malattia compare tra i 40 e i 60 anni, evolvendo da persona a persona. È caratterizzata da un decorso ciclico, con fasi di riacutizzazione, alternate a periodi di remissione della malattia e i disturbi possono progredire gradualmente, anche nel tempo. Non si conoscono ancora del tutto le cause dell’artrite reumatoide.
La natura è multifattoriale e recenti studi hanno dimostrato una predisposizione genetica, ma anche una forte componente ambientale, che include fattori ormonali, infezioni passate, stile di vita e alimentazione.
È una patologia infiammatoria e come tale va trattata quando pensiamo alle strategie nutrizionali di supporto.
L’infiammazione è un fenomeno complesso, una reazione di difesa del nostro organismo, contro stimoli irritativi, ferite o infezioni. Se da una parte rappresenta un meccanismo fondamentale per la riparazione dei tessuti, dall’altra, il prolungamento dello stato infiammatorio favorisce la comparsa di importanti malattie croniche, quali il diabete, le malattie cardiovascolari e neurodegenerative, quelle infiammatorie intestinali, l’artrite reumatoide e altre forme artritiche.
I mediatori della risposta infiammatoria sono le prostaglandine, delle molecole biologicamente attive, che derivano dagli acidi grassi polinsaturi Omega-3 e Omega-6, grassi considerati essenziali, perché dobbiamo introdurli necessariamente con la dieta.
Le prostaglandine anti-infiammatorie sono prodotte principalmente dagli acidi grassi Omega-3, mentre quelle pro-infiammatorie derivano essenzialmente dagli Omega-6.
Pertanto, nei casi di patologia infiammatoria, si consiglia come prima azione nutrizionale, di aumentare il consumo di alimenti ricchi di Omega-3, riducendo consapevolmente quelli ricchi di Omega-6.
Omega-6
Consapevolmente, perché i grassi Omega-6 che ritroviamo sotto forma di acido linolenico in molti semi, in oli vegetali di mais, di soia, di semi vari, e come acido arachidonico nelle carni, se introdotti in quantità moderata, svolgono un ruolo antinfiammatorio e antiaggregante, ma se invece, sono assunti in eccesso, soprattutto in concomitanza di una malattia infiammatoria già in atto o con l’assunzione di farmaci, possono diventare all’opposto, pro-infiammatori e pro-aggreganti.
La dieta occidentale ha portato a uno sbilanciamento del rapporto Omega-6/Omega-3, contenendo quantità esageratamente eccessive degli Omega-6 più “dannosi” e penalizzando sempre più gli alimenti ricchi di Omega-3.
Omega-6
Gli Omega-6 li troviamo, infatti, anche nei prodotti ampiamente usati dall’industria alimentare: margarine, merendine confezionate, cibi surgelati o da gastronomia, alimenti fritti (patatine, bastoncini di pesce e simili), prodotti da forno come schiacciatine, grissini, cereali da prima colazione, creme spalmabili, gelati confezionati, paste sfoglie, etc.
Omega-3
Gli Omega-3, invece, sono abbondanti in molti alimenti come pesce (anche di lago), noci, alghe, erbe spontanee, semi di zucca e di sesamo, semi di lino.
Una dieta ricca di grassi Omega-3 modifica il rapporto tra le due famiglie di polinsaturi ed è in grado di moderare la risposta infiammatoria.
Il modello da suggerire è quello della dieta mediterranea, ricca soprattutto di verdura di stagione, un po’ di frutta, sempre di stagione, cereali preferibilmente integrali, olio extravergine di oliva, pesce, legumi e qualche uovo biologico. Meglio evitare o ridurre drasticamente il consumo di zuccheri, anche di quelli nascosti in buona parte dei prodotti confezionati.
Nello specifico:
Il pesce, come il salmone fresco, il filetto di orata o trota oppure quello azzurro come sgombro, alici, sarde, etc., aiuta a contrastare le patologie reumatiche, perché ricco di grassi Omega-3, soprattutto EPA e DHA, che riducono i processi infiammatori.
I porri e la cipolla, crudi nelle insalate se graditi, o in zuppa oppure in un sugo, svolgono, grazie al loro contenuto di sostanze solforate, un’importante azione antinfiammatoria e migliorano il drenaggio renale.
Il cetriolo, ricco, tra i tanti composti, di azulene, ha un’azione antinfiammatoria e decongestionante.
I cavoli, come il cavolfiore ricco di bromo ad azione sedativa o il cavolo cappuccio, ricco di selenio, che contribuisce ad alleviare i sintomi dell’artrite, controllando anche i livelli di radicali liberi, sono ricchi di salicilati con azione antinfiammatoria.
I lamponi, ricchi anch’essi di acido salicilico e di polifenoli.
I semi di lino, ricchissimi di acidi grassi omega-3 come l’acido alfa-linolenico.
È molto importante sminuzzarli sempre e masticarli bene, per evitare che passino interi nell’intestino, dove non verrebbero digeriti, ma eliminati interamente. Possono essere aggiunti nelle insalate o in tante preparazioni, purché non siano cotti oltre i 60 gradi.
È molto importante, inoltre, utilizzare sempre cotture semplici, al vapore e non ad alte temperature, perché gli Omega-3 si ossiderebbero, riducendo le loro proprietà.
È evidente come la dieta, svolga un ruolo cardine nel supportare le varie fasi della malattia infiammatoria, anche durante la terapia farmacologica prescritta.
È altrettanto fondamentale, però, migliorare l’eventuale condizione di sovrappeso o di obesità, perché un eccesso di grasso corporeo ne peggiora la condizione.
A parte l’Artrite Reumatoide stessa, dove c’è una nota predisposizione all’obesità, non bisogna sottovalutare neanche i legami con comorbidità, quali ipertensione, alterata glicemia, sindrome metabolica, aterosclerosi, osteoporosi, tutti fattori che aumentano il rischio anche di altre malattie.
Un nutrizionista qualificato, che stili un programma alimentare personalizzato, sulla base della diagnosi medica ricevuta, di Artrite Reumatoide o di altra patologia infiammatoria, può rappresentare davvero un aiuto concreto, per affrontare al meglio il percorso terapeutico suggerito
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