Scopriamo come fare la spesa in modo intelligente con i consigli della Dott.ssa Anna Villarini.
Nei paesi occidentali l’età media dell’uomo, negli ultimi 50 anni, si è notevolmente innalzata. I motivi sono molti ma uno è certamente legato all’alimentazione. Infatti a partire dai primi del ‘900 la disponibilità di cibo è notevolmente aumentata e la qualità igienica degli alimenti è decisamente riducendo la mortalità per patologie infettive trasmesse dal cibo molto frequente in soggetti più deboli come i bambini.
Malgrado questi vantaggi, oggi assistiamo a un forte aumento di patologie legate a una alimentazione qualitativamente e quantitativamente non adeguata… cioè si mangia troppo e il cibo non è di buona qualità. Non è un caso se le malattie cardiovascolari e le oncologiche rappresentano oggi la prima causa di mortalità nei paesi ricchi.
In pochi anni sono cambiate molte cose alcune in positivo altre in negativo: prima sapevamo cosa mangiavamo, oggi pensiamo solo al gusto. Pur vivendo in una società intrisa di notizie, il canale più importante di informazione sui cibi che quotidianamente mettiamo nel piatto continua a essere la pubblicità pensata e pagata da chi quei cibi li vuole vendere e che non ci dice nulla, spesso, su ciò che stiamo mangiando.
Uno dei problemi più importanti, legato ai cibi industriali, è senza dubbio l’impoverimento del cibo unito all’aggiunta di sostanze chimiche, come strategia per renderlo maggiormente conservabile e per migliorarne le caratteristiche organolettiche.
Un esempio è il pane: ai primi del ‘900 si trovava in vendita solo pane fatto con farine integrali. Questo pane era però anche duro da masticare, poco soffice e le farine si conservavano al massimo per 15 giorni. La tecnologia ha permesso di raffinare le farine a costo ridotto. Ma con il processo di raffinazione vengono scartate molte parti del chicco integrale: il germe che contiene numerosi elementi nutritivi preziosi come gli oli insaturi, le vitamine del gruppo B, molti minerali, aminoacidi ecc. oltre alle fibre importanti per nutrire i batteri che colonizzano il nostro intestino e che in cambio producono per noi vitamine e altre sostanze utili alla nostra salute. Per non parlare dell’importanza che le fibre hanno nel far funzionare bene l’intestino, nel ripulirci dalle scorie dei cibi e nel ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri.
Da questo nuovo modo di fare mercato nasce il paradosso dei paesi ricchi: aumentano le persone in sovrappeso o obese che però sono anche malnutrite perché ormai i cibi sono troppo impoveriti.
Così gli scaffali si riempiono di “cibi arricchiti”. Improvvisamente alcune tra le sostanze ritenute importanti per la salute dell’uomo e tolte in fase di raffinazione vengono aggiunte di nuovo. Quasi tutti i prodotti con sostanze aggiunte non resistono alla tentazione di fare un po’ di pubblicità puntando sul carattere salutistico-terapeutico veicolato da slogan rassicuranti.
Negli ultimi anni sono usciti sul mercato molti alimenti arricchiti e con potenziali effetti vantaggiosi per la nostra salute. Ma l’ESFA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) ha analizzato 44.000 etichette “salutistiche”, i cosi detti “Claims” e ne ha riconosciute come scientificamente corrette solo 220… un po’ pochine mi pare!!!
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